(di Luciano Sartirana)
Un libro incandescente per riflettere sulla metamorfosi del Movimento 5 Stelle.
È possibile capire il Movimento 5 Stelle, le sue scelte che fanno discutere come i punti di forza, le sue fessure, le sue incongruenze?
La risposta è in un libro di Marco Morosini, già ispiratore e ghostwriter di Beppe Grillo, e – come scrive Il Fatto quotidiano – uno dei tre padri del Movimento 5 Stelle: Snaturati. Dalla social-ecologia al populismo. (Auto-)biografia non autorizzata del Movimento Cinque Stelle, uscito da poco per l’editore Castelvecchi.
L’autore è lo scienziato e umorista che dal 1992 ha fornito a Grillo quello che poi sarebbe diventato il substrato culturale del Movimento 5 Stelle dei primi tempi: la critica al consumismo, alla pubblicità e alle merci, la denuncia dei danni ambientali spesso nascosti, le conseguenze dello strapotere delle grandi multinazionali. E insieme a questo, innumerevoli trovate di scena capaci di informare e far riflettere il pubblico: lo spazzolino a testina cambiabile, il furgone a idrogeno, la tosaerba a pannelli solari, i due cavi dell’energia e dell’informazione gettati addosso al pubblico.
Marco Morosini, di fatto, ha messo il primo carburante nel motore della maggiore novità politica del dopoguerra. Insegna Politiche ambientali al Politecnico federale di Zurigo e ha lavorato in Germania come al Center of Technology Assessment di Stoccarda, dove ha diretto un progetto sugli indicatori di sviluppo sostenibile, e come chimico analista ambientale all’Università di Ulm; sua è la prima mappatura mondiale della contaminazione dell’aria in regioni remote. Infito è stato chiamato al Politecnico di Zurigo per un progetto della Commissione europea sul principio di precauzione.
Il titolo del libro, Snaturati – Dalla social-ecologia al populismo, dice già molto di come Morosini veda il percorso del Movimento 5 Stelle, anche al di là dei due governi ai quali esso ha partecipato.
Il blog di Grillo e il Movimento sono nati ecologisti, razionalisti nell’individuare soluzioni radicali perché necessarie, critici verso certe tecnologie e verso la crescita economica divoratrice di risorse e di tessuto sociale. Una sorta di preistoria del Movimento, se pensiamo poi alle generalizzazioni facili “”tutti a casa!”), alla denigrazione degli avversari, considerati nemici, alla volgarità dei Vaffa-day, l’adesione alla pratica di politiche disumane sull’immigrazione, alle votazioni in rete a volte disoneste e sempre non verificabili.
Secondo Morosini “il Movimento 5 Stelle è un’automobile con il motore di sinistra ecologista e il volante di destra populista”. Al di là di questa formulazione didascalica “alla Grillo”, il libro affronta però la duplicità con rigore di studioso, seppure con un linguaggio molto accessibile.
Un nodo è quello dell’ambiguità destra-sinistra. Il Movimento 5 Stelle è cresciuto nel tempo proclamandosi “oltre” questa distinzione, da esso definita superata. Questo ha permesso di portare avanti indifferentemente temi fra i più disparati, presentarsi come una novità mai vista, attirare elettori di ogni provenienza. E di stare al governo sia con la destra estrema di Salvini che con la sinistra riformista di Zingaretti. Ma chiunque conosce la politica sa che non dire di non essere di destra né di sinistra significa stare a destra.
Un altro è la visione che la centrale del Movimento ha delle tecnologie. L’incontro con il messianismo digitale di Casaleggio ha fatto sposare a Grillo il digitalismo più spinto. La democrazia diretta tramite il voto on-line, un fideismo tecnocratico e un invaghimento giovanilistico per l’informatica che porta, come già oggi vediamo, a conseguente inquietanti. Riflette Morosini:”le tecnologie digitali permettono di creare una struttura politica privata, diretta da una persona non eletta, inamovibile […] Tra la centrale e l’iscritto la trasparenza è a senso unico, la centrale sa molto dell’iscritto, ma l’iscritto non sa niente della centrale”. Ne conseguono diverse storture, tra le quali la diffusione di falsità, l’eliminazione del dibattito, sostituito dalle votazioni on-line, la riduzione della complessità delle cose a tecnica empirica. L’autore riporta un esempio illuminante: nel 2012, in un forum 5 Stelle dove chiunque poteva proporre iniziative per il programma elettorale, lui e altri proposero una quota uguale di donne e uomini nelle liste. La proposta prese poche decine di voti, mentre quella di riaprire le case chiuse ne raccolse 4.058.
Un terzo nodo (ma primigenio nel determinare i difetti del Movimento) riguarda la presenza – amzi la assenza – femminile ai vertici del partito. Nello stato maggiore del Movimento e ai livelli intermedi importanti non ci sono donne. Le uniche eccezioni sono le due coraggiose sindache di Torino e Roma, Chiara Appendino e Virginia Raggi. Presenze che Marco Morosini commenta così: “Esse sono fusibili, pronte ad essere sacrificate appena necessario, senza chance a livello nazionale. Malgrado la loro nuova preziosa esperienza di amministratrici sul campo, il divieto 5 Stelle di interrompere un mandato per un altro le mette fuori gioco per ulteriori e più alti incarichi, lasciando così spazio al vertice a chi non ha esperienza nell’amministrare. Quando avranno una buona esperienza di governo locale, l’altra regola 5 Stelle, quella del massimo di due mandati, causerà la loro uscita dalla politica attiva”.
Come conseguenza di questo assoluto dominio maschile, prevalgono nel Movimento linguaggio e atteggiamenti grevi verso gli avversari. Le ministre del governo Renzi furono chiamate “veline”. Le aggressioni al di sotto della cintura alla Presidente della Camera Laura Boldrini non ci sarebbero state se al suo posto ci fosse stato un uomo. Citiamo ancora Morosin: “La dominanza maschile nel Movimento ha un caro prezzo. Essa infatti tiene lontane molte donne di valore. L’avversione di molte donne per i modi aggressivi e volgari dei capi 5 Stelle danneggia sia il Movimento sia la comunità. Sotto l’egemonia maschile, infatti, l’azione e lo stile del Movimento attirano molti più uomini che donne, in una spirale mascolina che aggrava il problema. La presenza femminile, evanescente salendo nella gerarchia politica 5 Stelle, mi colpisce specialmente se la comparo con quella della Svizzera. Qui le donne sono passate in quarant’anni dal non avere diritto di voto, fino al 1971, a ricoprire contemporaneamente sette delle dieci più alte cariche della Confederazione nel 2011”.
Snaturati non si limita però a evidenziare i vizi originari del Movimento. Con profondità, competenza e dovizia di particolari, Marco Morosini ripercorre i due primi temi che lo hanno spinto a rendersi utile nel M5S nel 2012: il contrasto del dominio maschile (di cui abbiamo parlato) e la riduzione del tempo di lavoro, dapprima a una settimana lavorativa di 30 ore, poi anche a meno. Questo sarebbe il primo provvedimento per fare respirare sia i lavoratori sia la natura (con meno produzione e meno inquinamento). Un tempo di lavoro retribuito più breve, però, permetterebbe soprattutto di dedicare altrettanto tempo al lavoro di cura nella famiglia e al lavoro sociale volontario. Ci si accorgerebbe quindi che questi due ultime forme di lavoro sono la grande parte immersa dell’iceberg del lavoro, senza la quale la piccola parte emersa – il lavoro retribuito – non starebbe in piedi.
La pars costruens di Morosini, ossia ciò che poteva essere, e che forse potrebbe essere) prosegue toccando reddito universale di base, il divario salariale, la riforma ecologica fiscale, il 100% di energie rinnovabili. Temi fondamentali che Marco Morosini portò avanti nel 2012 sulla piattaforma Import-Idee del Meetup Europa.
Snaturati è un libro stimolante, che pone idee mai scontate quasi a ogni pagina. Un libro che aiuta a comprendere una delle più importanti novità politiche italiane ma anche internazionali. Che parla del Movimento 5 Stelle, ma anche dei temi più urgenti delle società d’oggi e specialmente dei danni e dei rischi ecologici e umani associati con la dilagante “digitalizzazione di tutto” (DDT).
Snaturati è un testo godibilissimo, che narra una complessa avventura politica e di pensiero con uno stile appassionato, personale, onesto. La parte più deliziosa è fatta di ottanta sapidi aforismi di Morosini. Questi sono sparsi nel libro, così come avviene per dici ritratti d’autore, che Morosini chiama polaroid, che raccontano con brio e non celata emozione altrettanti momenti del sodalizio quasi trentennale tra l’autore e Beppe Grillo. Da dentro, sempre con intelligenza.