(di Nadia Kasa)
Era un pomeriggio come tutti gli altri quando una bambina pakistana di 11 anni, di nome Malala, prese il pullman per tornare a casa. Tutto sembrava procedere seguendo la stessa routine quotidiana, ma una sosta inaspettata cambiò ogni cosa.
In molte culture antiche è presente una teoria del destino, secondo la quale tutto accade secondo uno schema ben preciso. La storia di Malala sembra seguire questa logica.
Quel pomeriggio degli uomini armati fermarono il bus e spararono dei colpi di arma da fuoco in testa a Malala. I talebani non ci stavano che venisse fuori la verità.
Malala aveva avuto il coraggio di parlare attraverso il suo blog, di denunciare i soprusi dei talebani pakistani, contrari ai diritti delle donne e la loro occupazione militare del distretto dello Swat.
Grazie al soccorso prestato dai medici la bambina si salvò e si trasferì in Gran Bretagna dove iniziò a far conoscere la sua storia. Il suo obiettivo era quello di richiamare l’attenzione sul tema del diritto delle bambine all’istruzione e a una pari dignità dei sessi, in particolare nel mondo islamico.
Nel 2014 Malala è diventata la più giovane laureata nella storia ad aver ricevuto il Nobel per la pace.
Questa giovane donna è diventata il simbolo del diritto all’istruzione, della parità dei sessi e del coraggio delle donne: tutto grazie alle sue parole.