Metariflessione metaletteraria sulla metanarrazione

(di Federica Tosadori)

“Sentivo, nello scorrere pungente di quei giorni, la mancanza della letteratura. Fu però prima che mi accorsi improvvisamente, come una folgorazione, che erano anni che non leggevo un libro che mi piacesse. Da lì cominciai a rendermi conto che la letteratura mi era mancata tremendamente e mi misi a cercare tra la polvere millenaria, qualcosa sugli scaffali che mi sanasse da quella malattia. Ma qualsiasi libro si scioglieva in parole vuote, che cupe rimbombavano tra il cervello e lo stomaco. Avevo disimparato a leggere.”

“Chiusi la copertina, e questa di rimando mi restituì il volto grigio di uno scrittore intellettuale. Quindi davvero quella era la fine. Avevo riletto senza nemmeno accorgermene, quelle cinque ultime righe la quantità di volte che mi sembrava necessaria all’accettazione che il libro accompagnatore della mia estate, fosse davvero finito così tristemente.”

«Bhè, come incipit non è male!» pensai.