Colei che fu più amata

(di Luciano Sartirana)

Poco tempo fa ho letto il libro La più amata, di Teresa Ciabatti.
Il padre, Lorenzo, aveva studiato Medicina negli States, era tornato e aveva fatto una brillante carriera fino a diventare primario dell’ospedale di Orbetello, in provincia di Grosseto. È amato e stimato da tutti, è considerato un benefattore, è fortemente presente nella vita pubblica di mezza Toscana a partire dalla città di origine, Grosseto. Ci sono amicizie altolocate, c’è la proprietà di famiglia del palazzo più alto della città, ci sono ricevimenti e vacanze nella villa sul mare… c’è questa bimbetta adoratissima e piena di cose e belle giornate.
Un’immagine irritante e altezzosa della bimbetta, del papà notabile e della sua famiglia, delle feste dove ci si vanta della partecipazione di personaggi ributtanti come Licio Gelli, Giorgio Almirante e uno zio che prenderà parte al tentativo di golpe fascista del dicembre 1970 (quello di Borghese).
Ma – parola dopo parola, aggettivo dopo aggettivo – Teresa Ciabatti scava in casa sua, guarda in faccia l’illustre papà e quanto nasconde ai suoi stessi cari, condivide momenti sempre più sinceri e difficili con sua mamma, ricorda le difficoltà nel crescere in quest’atmosfera così ingombrante.
Un percorso di tenacia, di sensibilità. Di dolore.
Soprattutto, è la sua scrittura a parlare per lei: dubbiosa, frammentata, in continua rincorsa avanti e indietro nel tempo per rivivere in modo critico scene ed episodi, parole, equivoci, voci sommesse nella casa. La più amata diventa la più inquieta e la più vicina alla verità. Un cammino che ne mina la stessa possibilità di essere felice, come invece le pareva le fosse promesso nell’infanzia. Una scrittura che fatica a trovare fluidità narrativa, ma proprio per questo è pregio e forza, è coraggio ed è assolutamente degna di essere letta.