Un libro – “Cargo”, di Georges Simenon

Parigi, più o meno a metà degli anni Trenta del ‘900. In una delle scene più tese e veloci della letteratura dello scrittore belga, una ragazza corre di notte, a perdifiato, tenendosi stretto appresso un coetaneo che non capisce niente di ciò che sta succedendo. E soprattutto di ciò che sta per succedergli.
La ragazza riesce a infilarsi in casa dei suoi e sottrarre un po’ di denaro. In un eccesso di gioventù – e di sensuale adulazione del capitano – i due giovani sono imbarcati su un cargo diretto chissà dove.
La ragazza ha appena ucciso un uomo. Il ragazzo è innamorato perso della ragazza che ha appena ucciso un uomo. Si chiamano Charlotte e Joseph; entrambi fanno parte di un circolo anarchico parigino, di fatto senza capire nulla di politica.
La precipitosa fuga con il cargo porterà i due in territori lontanissimi, un oltremare torbido e che comunque li minaccia sempre per il delitto commesso, una comunità di sradicati e di perdenti di successo sempre effimero. Il loro rapporto si sgretolerà e si ricostruirà più di una volta, e alla lunga non è neanche la cosa più importante. Conta invece l’incombenza continua, da autentico noir francofono, della catastrofe non ancora avvenuta ma che gioca come il gatto con il topo, si avvicina e si allontana dai personaggi… si incarna in individui folli perché confinati da anni in una jungla, equivoci, morbosi come il capitano Mopps sempre insinuante verso Charlotte, disincantati senza alcun romanticismo d’antan.
Non c’è nessun Humphrey Bogart a guidare vecchie imbarcazioni sull’acqua marrone tra gli alberi, nessun vero grande amore, nessun medico o avvocato o funzionario coloniale che ami il suo lavoro. Almeno tra gli occidentali in fuga da se stessi, perché le figure indigene sono sicuramente più dotate di umanità.
Lo squallore dei rapporti umani non impedisce di appassionarsi a quest’epica dei tempi moderni, anche se non contemporanei, che mette di fronte l’uomo con se stesso e con la verità del mondo. Il giovane Joseph assume via via il profilo di un eroe conradiano, entra nella profondità della sua esistenza, scosta le foglie che gli nascondono la vista. Gli è stata sottratta la vita in una notte ubriaca, correndo dietro alla donna di cui si pensava innamorato. La rincorsa per ritrovare il senso di sé diventa un thriller livido e di grande maestria letteraria.

“Cargo”, Georges Simenon, Adelphi 2006.

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