Teoria e pratica del gatto contemporaneo

Gc - COPERTINA-a

Pagine: 135
Prezzo di copertina:
10,00 euro
Collana: Narrative
Formato: brossura/e-book
Dimensioni: A5 (15×21)
ISBN libro: 978-88-98914-45-6
ISBN e-book: 978-88-98914-57-9
Curatrice:
Francesca Ferrara
Realizzazione copertina: Laura Barbalini
Disegno di copertina: Carla Gola

L’intento di questi racconti è narrare e celebrare l’essere vivente più bello, conturbante, ironico e significativo del pianeta e della storia.
Diciamolo pure: l’unico, autentico ornamento del mondo!

Raccoglie inoltre fondi a favore di Il Gatto Nero Onlus, con sede a Reggio Calabria, impegnata da quindici anni nella cura delle colonie feline (ben 17) e nell’assistenza immediata, le adozioni, le campagne di sterilizzazione, il contrasto al randagismo. Soprattutto, nell’educazione a un corretto, rispettoso, affettuoso rapporto fra felini e umani.
Per ogni copia venduta 1,50 euro da parte degli autori più 1,50 euro da parte dell’editore vanno al Gatto Nero – http://www.ilgattonero-onlus.it/

Estratti

da VENTITRÉ PIÙ UNO GATTI IN SALOTTO, di Elisa Masetti

Entra in macchina e chiude la portiera, mette le sicure, cerca il telefono nelle tasche del giubbotto. Ansima, le mani tremano.
Non trova il cellulare ma è convinto che sia lì: riprova. “Ti prego, ti prego, ti prego…”
Infila la mano più a fondo, aveva ragione: eccolo.
Mentre sblocca lo schermo si chiede quale sia il numero di emergenza per contattare la polizia, è il 113 o il 118?
“1… 1… 8”
Si guarda intorno. Cerca di infilare le chiavi nel quadro. È buio, fuori e dentro la macchina.
«118, dove mando l’ambulanza?» “Cazzo!”
Gira la chiave premendo la frizione; la macchina resta silenziosa.
«Oh cazzo!!! Aiutatemi, per favore, aiutatemi!»
«Signore dove si trova? Ci sono feriti gravi? Cosa è successo?» Il finestrino si infrange. È troppo tardi.
«Pronto? Pronto, mi sente? È ancora in linea?»
All’addetta arrivano un rumore di colpi, fruscii. Poi la chiamata viene interrotta.

QUATTRO ORE PRIMA
Contò ventitré gatti: quindici veri, e i restanti soprammobili.
Era lucido da circa mezz’ora, lo sapeva perché uno di quegli oggetti decorativi era anche un orologio. Era imbavagliato e legato a una poltrona, una di quelle con lo schienale largo e curvo; anche torcendo il collo e sporgendosi non riusciva a farsi un’idea dell’intero salotto.
Poco lontano dai suoi piedi c’era uno dei gatti veri, seduto, e lo fissava dimenando la coda: quella poltrona doveva essere il suo posto, e non era contento dell’invasione.
Andrea lo era ancora meno. Avrebbe preferito essere altrove.
Cercava di studiare l’ambiente per pensare a come liberarsi, ma l’attenzione veniva ciclicamente catturata dalla fauna presente nella stanza.
Non gli piacevano i gatti, non gli piacevano gli animali in generale… ma vederne tanti tutti assieme era affascinante. Ce ne erano di diverse grandezze, razze e colori, impegnati in attività varie.
Qualcuno si faceva le unghie, altri passeggiavano sui ripiani degli scaffali, altri dormivano chi da solo chi affianco a uno dei compagni; un paio erano sdraiati al sole sul pavimento di fronte alle porte finestre.
«Sei sveglio finalmente!»
[…]
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da LE RECENTI FRONTIERE DELLA DEFINIZIONE DEL GATTO, di Kristina Svampen

Il gatto superiore.
Sono quelli molto belli e dall’aria leziosa, con neanche un pelo fuori posto e che talvolta i visitatori scambiano per un soprammobile. Il modello estetico è vagamente retrò, che avrebbe fatto la fortuna delle riviste gattesche fin dagli anni ’50: naso schiacciato, espressione nostalgica o interrogativa sul presente, frequente posizione del gatto di marmo (zampe in avanti e testa leggermente all’insù, immobile per ore e ore, coda raccolta in uno chignon sul pavimento), spesso installato fra luce e ombra in modo da confondersi e parere un oggetto da Belle Époque.
Tre volte su quattro non risponde ai richiami e finge il nulla guardando ipocritamente dietro (“Chi, io?”). Se trova lo stesso cibo nella ciotola per due volte di seguito è capace di non mangiare nulla e restare lì davanti, e alla fine riesce a farsi cambiare il contenuto.
Le signore che hanno in casa un gatto superiore definiscono se stesse come la mamma del gatto (“Vieni dalla mamma, micio!”). I signori, invece, fingono di esservi pari e sodali (“Ehi, gatto superiore, amicone, come butta?”), ma è una pietosa autoillusione: un gatto superiore non si considererà mai pari a qualcun altro.
[…]
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da LE GATTE DELLA MIA VITA, di Carlotta Schneck

Mi ritrovo a quarantadue anni a fare i conti con la mia vita: a mezzanotte ne compio quarantatré.

Dopo la mezzanotte saranno cinque anni e 87 giorni che la mia Gatta, quella con la G maiuscola non è più tornata a casa. Era la mia Gatta preferita, col pelo rosso fuoco e due occhi giganti, con lei tutte le cose stavano al loro posto. Ho perso qualsiasi speranza che lei possa tornare, me ne sono fatto una ragione.
Fu inutile e imbarazzante appendere a ogni angolo della strada la sua foto con scritto SMARRITA; se ci penso ora mi viene da ridere. Forse ero io lo smarrito, quando l’avevo trovata avevo perso la testa.
Come se veramente mi importasse qualcosa di una gatta.
Mi aveva tradito e lasciato.

Nutro il dubbio che le gatte siano dei camaleonti col pelo, venuti da un altro pianeta per scombussolarmi l’esistenza, o la casa.
Ma non tutte le gatte sono state infedeli come quella: la mia prima gattina l’ho trovata mentre tornavo a casa dal liceo, stava piovendo da quattro giorni ininterrotti e la vidi a lato strada che stava per essere spazzata via da uno tsunami alzato da una ruota di un’auto.
[…]

Le autrici e gli autori vari

Questo libro è stato scritto da Edda Biasia, Anna Bonatti, Ylenya Giovanna Cammisa, Cho Cho-san, Katia Colica,  Fiammetta Croci, Valeria Cudini, Eugenia D’Arbanville, Clara De Andreis, Fulvia Degl’Innocenti, Alberto d’Onofrio, Isabella Gavazzi, Francisco Goméz Herrer, Gabriella La Rovere, Sara Mandelli, Elisa Masetti, Martina Pellegrini, Susanna Polimanti, Paola Rambaldi, Lila Ria, Riccardo Rossi, Carlotta Schneck, Giusi Sciortino, Kristina Svampen, Elisabeth Tommasi, Gloria Vellini, Gabriele Luigi Davide Violi, Maia Zambarbieri.