Scrivere e pensare in Cina

COPERTINA per sito - Scrivere e pensare in Cina

Pagine: 600
Prezzo di copertina:
25,00 euro
Collana: Narrative
Formato: brossura
Dimensioni: A5 (15×21)
ISBN: 978-88-98914-81-4

Scritti sulla narrativa cinese moderna e contemporanea

La Cina, che vanta una storia imperiale millenaria dal 221. a.C. al 1911,  ha conosciuto nel ‘900 mutamenti forse più radicali che non in qualsiasi altra parte del mondo rispetto al suo passato.
All’inizio del secolo scorso, a seguito della penetrazione colonialista e imperialista delle potenze straniere affacciatesi sulle coste cinesi fin da cento anni prima, era un paese umiliato e diviso, che aveva conosciuto già vari fallimenti nella ricerca di una via per opporsi alla colonizzazione e ritornare artefice del proprio destino.

Un cammino che parte dalla fine dell’impero nel 1911, passa dal grande Movimento del 4 Maggio 1919, la feroce invasione giapponese negli anni ’30 alla rivoluzione comunista del 1949; fino all’attuale modernità post Piazza Tian Anmen. Nell’immensa complessità di ciascuno di questi passaggi, intellettuali e letterati assumono un ruolo fondamentale.

Per i compiti di fronte a loro: non si tratta solo di scrivere romanzi, ma essere parte attiva e costruttiva di fronte ai problemi sociali e la povertà.

Per il rapporto con il potere: a volte sarà sintonia con gli obbiettivi migliori, altre volte un negoziato, spesso sarà una fuga tattica, un piegare la testa adesso per non farlo in eterno, oppure la ricerca di modi espressivi mimetici quanto creativi; sarà lotta, dolore, tenacia… il periodo della Rivoluzione culturale (1966-1976) fa da paradigma e spartiacque.

Per mantenere fede all’essere letterati e intellettuali, in ricerca incessante di un contatto con le letterature del mondo mantenendo originalità e orizzonti inediti.

Di certo, forse in pochi luoghi al mondo il rapporto fra chi scrive e il popolo, la società, la storia, le urgenze concrete dell’oggi è così stretto e vivace come in Cina.
Questo libro incontra in modo critico autrici e autori, romanzieri, saggisti che lungo i decenni hanno dato parola e pensiero a questo grande Paese.

Estratto

Quello che poi fu definito Movimento del 4 Maggio in realtà fu al tempo stesso il punto di arrivo di tutto il fervore culturale che, come suddetto, aveva pervaso gli ambienti intellettuali e studenteschi dopo la fallimentare esperienza del 1911, e quello di partenza per ulteriori approfondimenti ed elaborazioni sui temi politici, culturali e sociali posti in discussione.

Con questo titolo si indica un movimento rivoluzionario complessivo che andò dal 1915 al 1921: vi fu un Movimento del 4 Maggio nell’arte, nella letteratura, ma anche nella politica, nell’economia, nella filosofia, in tutti i campi della vita cinese.

Ciò che rende questo movimento particolarmente interessante ai nostri occhi è il fatto che esso fu avviato da intellettuali e studenti, che temi artistici e letterari si confusero e mescolarono con quelli sociali e politici. Di fatto in perfetta sintonia con la totale identificazione tra potere e cultura propria della tradizione filosofica confuciana, millenario pilastro dell’Impero. Per questo motivo esso più tardi è stato definito come la prima rivoluzione culturale cinese.

Mao Zedong nel 1939 in occasione del ventennale del Movimento pubblicò due brevi scritti, in cui ne riconobbe il valore rivoluzionario sebbene di natura ancora borghese. Ne accenna anche nel discorso di apertura della Conferenza sull’arte e la letteratura svoltasi a Yan’an nel 1942, sostenendo che un esercito della penna, un esercito che agisse sul fronte culturale, si era andato costruendo dal Movimento del 4 Maggio in poi.

Il fervore culturale di quel periodo nacque proprio dalle ceneri dell’Impero, infatti con il crollo dell’Impero erano crollati anche l’ideologia e la cultura che l’avevano determinato e sorretto per quasi due millenni. Al seguito dei cannoni e delle navi da guerra delle potenze colonialiste era penetrato nel paese anche un mondo filosofico, letterario, culturale e scientifico prima completamente sconosciuto. La scoperta di tale mondo ebbe su una parte dei letterati e in seguito soprattutto sui giovani un impatto dirompente al pari di quello che i suddetti cannoni avevano avuto sull’Impero, favorendo la metamorfosi da letterato che, secondo il pensiero confuciano, in virtù della loro formazione culturale essenzialmente letteraria fruivano del sapere e al tempo stesso erano strumenti di conservazione e di trasmissione di esso, ad intellettuale moderno.

Nella crisi profonda in cui venne a trovarsi la nascente intellighenzia nei primi anni del 900 di fronte alla decadenza del proprio paese, si fece strada imperiosamente l’idea che la rinascita della Cina dallo stato di depressione, divisione e colonizzazione in cui era sprofondata poteva avvenire soltanto attraverso il rinnovamento ideologico e culturale. Di questo furono particolarmente consapevoli gli intellettuali che avviarono il processo rivoluzionario diventando i primi sostenitori e divulgatori delle ideologie democratiche e progressiste dell’Occidente, traendo stranamente dalla cultura dei paesi invasori linfa vitale per l’elaborazione di una propria nuova cultura.

La storia di questo periodo infatti è molto singolare, mentre in altri paesi la lotta contro la penetrazione colonialista ed imperialista passava anche attraverso la rivendicazione e la difesa della propria cultura, in Cina la cultura entrata a seguito delle potenze colonialiste fu strumento di riflessione e di rivolta. Decenni prima, quando l’Impero già subiva i colpi della penetrazione occidentale, i letterati erano stati costretti ad un’amara presa di coscienza sulla propria impotenza e inferiorità rispetto a nazioni prima quasi sconosciute. Avevano creduto e sperato di poter colmare il divario tecnico e scientifico con tentativi di ammodernamento dall’interno del sistema imperiale, tentativi che erano tutti falliti miseramente.

La prima rivoluzione cinese, quella nazionalista, già era stata frutto di tale presa di coscienza e gli artefici della rivoluzione del 1911 erano uomini nuovi, intellettuali formatisi alla cultura e alle ideologie occidentali  che con la loro azione avevano già divulgato l’idea che la rinascita poteva avvenire solo con un cambiamento totale del sistema di governo e quindi con la nascita di una nuova società fondata su nuove ideologie ispirate proprio da quelle  che penetravano al seguito degli stranieri. Ne rimasero fermamente convinti anche dopo il fallimento della prima Repubblica e continuarono ad alimentarsi alle più diverse correnti di pensiero che aveva prodotto l’occidente: l’illuminismo, il darwinismo, il liberalismo, il pragmatismo, l’anarchia, e il marxismo.

Come osservò Edoarda Masi: “La cultura occidentale è recepita nella sua ‘essenza’ teorica e civile, non come pura tecnica. E’ recepita ecletticamente, caoticamente. Nei primi anni i letterati cinesi, assomigliano agli adolescenti nella sete di letture numerose, indiscriminate, spesso casuali e senza nozione chiara della collocazione e del peso dei singoli autori nella storia dei rispettivi paesi. E più avanti: Ma quel che conta non sono le ideologie, bensì l’uso che viene fatto e l’animo con cui vengono impiegate.”

Tutto appariva ai loro occhi, per millenni fissati unicamente sul confucianesimo e sulla speculazione filosofica dell’interpretazione dei classici, come nuovo e stimolante, anzi come il nuovo in contrapposizione con la vecchia ideologia confuciana da distruggere sulle ceneri dell’Impero.

Margherita Biasco

Laureata con lode in Lingue e Letterature straniere moderne, cinese quadriennale, a L’ Orientale di Napoli. Ha seguito corsi postlaurea in Lingua e Letteratura cinese per due anni nella Repubblica Popolare Cinese: prima presso L’Università di Liaoning, nella città di Shengyang e poi all’Università di Pechino.
Oltre a frequentare i corsi di Lingua e letteratura cinese, durante questi soggiorni ha tradotto il romanzo Famiglia, di Ba Jin, pubblicato in Italia nel 1980 da Bompiani; e una raccolta di racconti delle scrittrici Huang Luyin, Ding Ling e Bing Xin, uscita nel 1985 con l’editore Guida.
Ha anche incontrato e intervistato due degli autori delle opere da lei tradotte, Ba Jin e Ding Ling, interviste incluse in questa raccolta. L’intervista a Ba Jin e un articolo sull’autore furono pubblicati anche in Cina sulla rivista letteraria芒种 (Mangzhong).
Dal 1994 ha insegnato Lingua e Cultura Cinese nei Civici Corsi del Comune di Milano e dal 2001 collabora con la Casa della Cultura.
Per le Edizione del Gattaccio, nel 2019 ha tradotto e curato la pubblicazione del romanzo La luna a forma di spada dell’Imperatore Wu, con testo originale a fronte, scritto da Mao Wen.