L’asino sulla mia strada

L-Asino sulla mia strada

Pagine: 164
Prezzo di copertina:
14,00 euro
Collana: Il nostro maggio
Formato: brossura
Dimensioni: A5 (15×21)
ISBN: 978-88-98914-25-8

“Spesso l’asino arriva nelle nostre vite insieme al cambiamento, vi si inserisce scorrendo liscio come un orpello oliato dentro il suo perfetto pertugio. Sembra simboleggiare, con gli occhi di oggi, del nostro mondo non più legato al lavoro della terra, la possibilità di rinnovamento pur nel rispetto di quanto c’è da conservare.”

Bisogna mutare per vivere, rinnovare la propria forma. In questo caso il cambiamento passa attraverso un rapporto nuovo, con un animale in particolare, con la natura in generale, in un continuo rigenerarsi e mettersi in discussione. A raccontarsi è la vita di una donna, che non si risparmia, dalle piccolezze del quotidiano alla forza dei dolori superati.

Ma non è solo questo, perché tra le pagine si scovano anche continui richiami a ciò che è stato l’asino nella letteratura, nella mitologia, nella storia e nella religione. Tante vecchie credenze crollano e nuove visioni si dipanano irrimediabilmente.

Un percorso che è continuo e non si ferma, ogni scoperta genera inedito stupore e ulteriori progetti grazie a questo animale caparbio, dolce e immenso nella sua intelligenza.

Intervista

Estratto

L’INCONTRO
Il gigante buono

Sono bendata. Mi hanno portato là in mezzo, hanno allontanato le loro mani che mi accompagnavano e mi hanno detto: «Stai qui e aspetta. Se avrai paura non combatterla, ascoltala, restaci dentro». Mi hanno rassicurato sulla loro presenza, ma sarà da lontano, da fuori.

Cieca. In un luogo che vedo per la prima volta. Luogo di campagna, coi soli suoni della natura: cinguettii, fruscio di foglie, un coccodè.

Succede a me quello che succede a tutti: privata della vista cerco contatto con il mondo attraverso gli altri sensi. Scopro, innanzitutto, di avere i piedi. Sento il loro poggiarsi sopra il suolo, a sorreggermi; la pianta aderisce, è viva, calda: c’è. Sento i piccoli rumori, più di prima gli odori. Ma la sensazione, in generale, è sgradevole. Vorrei essere in un luogo conosciuto. Non ho occhi a disposizione e io sono un predatore. La mia mente va a pescare le emozioni più pregnanti del mio recente – e forse anche antico – vissuto: sono quelle relative al senso di perdita, all’abbandono.

Montano sempre più forte, attraversano lo stomaco che si chiude. Ma devo resistere, lo voglio. Scelgo di respirare a fondo, quasi ferma. Cerco nella memoria visiva punti di riferimento, ma non li trovo. Asini giganteschi si aggirano lì. Li amavo fino a un minuto fa, ora non so. Sono un predatore ma ho paura.

Ma poi.

Piano, inizio a muovere qualche passo lentissimo, incerto, e allungando la mano, come i bambini che giocano a mosca cieca, loro puntando le braccia verso l’alto, io all’altezza dei miei fianchi, tasto l’aria, cerco appigli, cose, che trovo senza riconoscere, ipotizzando possa trattarsi di staccionata, o forse no, sembra metallo, o forse sì, è il recinto, e questo? Cos’è questo? Un albero? E adesso non capisco più… da che parte sto girando, e cosa colpirò? Sono matti a lasciarmi così? Se ci fossero buche? Poi avevo visto da qualche parte una stalla, mica ci finirò dentro così, senza vedere!

Mi sento così sola. Dove sono tutti? Ma tutti chi?

E come sarà, Rino, vivere senza di te?

In questo turbinio di pensieri e di sensazioni, mentre ancora si mescolano paure e tentativi di stare in piedi, e farcela, mentre arriccio le dita dei piedi per cercare di afferrare la terra, o forse per afferrare me stessa perché sto chiudendo anche quelle delle mani… mentre succede tutto questo, un lievissimo muoversi d’aria richiama la mia attenzione. Le mani da sole si aprono, i piedi, con un fremito lieve ma pronto, si preparano alla fuga. Non servirà: un secondo dopo un calore invade il mio petto, mentre lunghe orecchie mi cingono il viso ai lati come due mani che carezzano. L’asino gigante è arrivato e ha usato la giusta pressione, né troppo forte perché non cadessi, né troppo lieve perché fosse chiara la vicinanza. Ha appoggiato il muso sul mio petto e ora resta lì, con me, fermo. Questa la grandezza del gesto, prestiamo attenzione: l’asino arriva, e sta.

Alessandra Giordano

è nata nel 1965 a Milano, un pomeriggio di fine settembre. Vive ancora là: le manca solo il mare e l’aria pulita; per il resto sembra ok.

Giornalista pubblicista e addetto stampa presso una casa editrice, ha da sempre lavorato con i libri e per i libri: la biblioteca e le bibliografie, le recensioni, le interviste a lettori illustri, l’editoria.

Ha pubblicato la raccolta di racconti “Cadorna non è una fermata. Momenti Metropolitani” (Viennepierre Edizioni, 2009) e la raccolta di tweet in eBook “Momenti Metropolitani” (BaccarinBoox Editore, 2013).

Ama gli animali. Oltre a cane e gatti ha un asino, Pablo, che le ha cambiato la vita. Con lui lavora: attività culturali per bambini e adulti. Ha fondato e dirige la prima rivista dedicata esclusivamente all’asino: Asiniùs.it

Per guardarla in faccia e sapere di più:
www.alessandragiordano.com dove si parla di parole e ragli.