La luna a forma di spada dell’imperatore Wu – 吴钩月

La luna a forma di spada dell'imperatore Wu - copertina

Pagine: 195
Prezzo di copertina:
15,00 euro
Collana: Narrative
Formato: brossura
Dimensioni: A5 (15×21)
ISBN: 978-88-98914-70-8
Cura e traduzione: Margherita Biasco

Il testo è in cinese e in italiano affiancati.

Una melodia struggente e triste eppure densa di fascino, ascoltata in un parco e suonata su uno strumento tradizionale cinese fa incontrare persone di età, esperienze, provenienze molto differenti. Questo romanzo segue da vicino ciascuna di queste persone, narra le situazioni drammatiche in cui si vengono a trovare, gli affetti spezzati, le persecuzioni nel proprio stesso Paese, la fuga di donne e uomini nella Cina di allora e in Europa. Nostalgia, solitudine, lento ricostruirsi di legami con altri, la propria storia, le proprie lingua e cultura. Con se stessi. Lungo eventi avvenuti in Cina fra il 1957 e il 1989.
Oggi della Cina si parla ogni giorno: di geopolitica, di economia, di finanza. Poco della sua storia recente e antica, pressoché niente della sua letteratura. Questo libro vuole invece farlo, facendo letteratura. Avvicinandoci cioè alle persone, alla vita, allo sguardo soggettivo e intimo di chi ha attraversato eventi storici  – anche tremendi – della Cina contemporanea. Con gli occhi, la mente e il cuore di chi li ha vissuti in prima persona.
Inoltre: a differenza di altri Paesi occidentali, in Italia sono ancora pochissimi i  libri scritti da autori di origine cinese, quando invece la presenza cinese da noi supera il secolo.
Il libro si propone anche come occasione di approfondimento per chi studia la lingua: esce infatti in italiano con l’originale cinese a fronte. E, per quest’ultimo aspetto, vuole essere un segno di riconoscenza per l’ottima Scuola di Lingue del Comune di Milano-Lingue in Comune, di via Beroldo, che ha fatto incontrare coloro che hanno realizzato questo libro (autore, traduttrice, curatrice, editore).

Estratto

Era lì davanti a me con l’aria di volermi chiedere qualcosa.
Il vento primaverile le scompigliava di continuo i lunghi capelli, la sua lunga chioma ondeggiava come rami di salici coprendo i suoi grandi e begli occhi.
Lei tirò via i capelli dagli occhi e spostò il violino dalla mano destra a quella sinistra.
«Scusa, posso farti una domanda?» Finalmente aveva aperto bocca.
«Certo che puoi.» Risposi mentre pensavo: “Ancora un altro curioso”.
L’appartamento che avevo preso in affitto si trovava proprio nei pressi di un parco, quando non avevo lezione mi piaceva andare lì a suonare l’erhu[1]. Quella panchina di fianco al lago era il mio posto preferito.
Ricordo ancora le parole della maestra Ai: «L’erhu è uno strumento la cui natura è l’acqua[2], solo vicino all’acqua si può attrarre e far emergere la bellezza del suo suono».
Ogni volta che suonavo l’erhu, c’erano degli italiani che si avvicinavano per ascoltare o per farmi delle domande. Per loro era davvero incredibile che uno strumenti tanto semplice potesse produrre della musica tanto meravigliosa. La forma dell’erhu, poi, li incuriosiva ancora di più: «Questa cosa sulla cima cos’è, un drago?».
«Perché ha solo due corde?»
«Che tipo di pelle è? Pitone? Davvero…?»

[1] Uno dei diversi tipi di ‘ liuti ad arco ’: ha solo due corde e la cassa di risonanza di legno è ricoperta di pelle solitamente di serpente. In occidente è chiamato anche violino cinese.
[2] Secondo la teoria dei cinque elementi, ogni cosa nell’universo ha una sua natura precisa, identificabile con ciascuno di essi: acqua, fuoco, legno, metallo, terra.

    她在我面前站着,看样子好像要问我一些什么。
春风恣意地揉弄着她的长发,长发象柳条那样摇曳着,遮翳了她那双美丽的大眼。

    她把头发从眼睛上拨开,又把小提琴从右手换到左手。

   “对不起,可以问你一个问题吗?”她终于开口了。

   “当然可以。”我回答道。

   “又一个好奇的人。我想。

    我租的那套房子就在这公园附近。没课的时候我喜欢到这来拉二胡。这张靠湖边的长椅是我最喜欢坐的地方。

  我至今还记得艾老师的话二胡是水性的乐器只有靠近水才能把它的美吸引出来。

   每当我拉起二胡来总有一些意大利人走近来听或问问题。对他们来说一个看起来这么简单的乐器却能拉出如此美妙的音乐简直令人不可思议。二胡的样子更让他们好奇

这头上的是什么东西

为什么只有两根弦

这是什么皮蟒蛇皮真的

Mao Wen - 毛文

Scrittore e poeta, insegnante, calligrafo e pittore, videomaker sperimentale.
È nato a Pechino, dove si è laureato in Lingua e Letteratura cinese. Insegna agli studenti stranieri presso l’Istituto di Lingue Straniere di Pechino (oggi Università di Lingua e Cultura).  Nel 1988 viene in Italia “per guardare la Cina da lontano”. A Perugia segue un corso di italiano per specializzarsi nell’insegnamento della lingua cinese a parlanti la nostra lingua.
Nel 1989, durante il suo soggiorno, scoppia in Cina la protesta di piazza Tian An’men; per protesta contro la repressione che ne segue decide di non tornare nel suo Paese.
Insegna all’Università degli Studi di Torino; e a Milano, prima per i corsi di cinese dell’IsIAO e poi nei Civici Corsi di Lingua del Comune di Milano (Lingue in Comune, via Beroldo). È docente di cinese anche presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e alla Cattolica.