Distruggi questa gabbia

L-Distruggi questa gabbia

Pagine: 80
Formato: e-book
Prezzo di download:
4,20 euro
Collana: Il nostro maggio
ISBN: 978-88-98914-02-9

Cosimo, un giovane calabrese, arriva a Milano a fine 1967 per trovare lavoro, come tanti altri suoi conterranei.

Tutto per lui è nuovo e all’inizio tutto nasconde delle difficoltà: i diritti sui luoghi di lavoro, trovare un’abitazione decente e a prezzi civili, la diffidenza della gente, la mancanza di amicizie.

Ma è arrivato a Milano in un momento cruciale, storico. Le lotte sindacali e per i diritti – prima di tutto quello per la casa – lo coinvolgono subito; entra in contatto con gruppi della sinistra extraparlamentare, conosce operai e studenti, sviluppa una coscienza politica vissuta in prima persona nelle assemblee, nei volantinaggi, nello studio collettivo.

È anche l’occasione per mettersi in discussione su questioni molto intime e personali come la sessualità, la nuova consapevolezza delle donne, le concezioni patriarcali che ancora vivono in lui nonostante l’adesione entusiasta alle lotte sociali.

I momenti di condivisione e di festa in decine di case diverse, a volte occupate, formano in Cosimo una sensibilità sempre pi` solida per un’attualità che prima vedeva lontana, dalla guerra in Vietnam alle manifestazioni anticolonialiste e per il diritto per tutti alla cultura. E si confronta con i partiti, i gruppi… il confronto e il consapevole rifiuto della lotta armata, scelta invece da persone vicino a lui.

Le giornate, le notti, le strade, l’azione politica come i panini al volo… tutto minuto per minuto. Un grande racconto in diretta e senza retorica, di nessun tipo.

Estratto

“Come mai sei a Milano?”
Lui rispose: “Al mio Paese c’e’ poco lavoro, e poi a Milano la lotta è vera…”.
“Che significa la lotta è vera?”
“Che si fa la rivoluzione.”
“È già partita la rivoluzione. L’occupazione di questa casa è rivoluzione!”
“Io voglio essere in prima fila: è da ragazzino che aspetto questo momento.”
“Distruggeremo il vecchio mondo, ci sarà l’uomo nuovo, anche fare l’amore non sarà più tabù…”, continuò lei.
“È bello quello che dici: fare l’amore è una cosa meravigliosa!”
“E tu al tuo paese fai l’amore?”
“Con le puttane, a pagamento…” rispose lui.
“È bello?” chiese lei.
“No! Non è la stessa cosa. Qualche volta è bello. Tante volte invece paghi i soldi e per un motivo o per l’altro non raggiungi neanche l’orgasmo, e te ne vai come un cane bastonato. Tutto dipende dalla persona che incontri: con quelle più gentili è più bello, ma anche con quelle non fai mai come con te; quei finti gemiti, quelle finte carezze, quei finti sospiri finiscono per rendere tutto così freddo e meccanico… tu percepisci tutto, quindi il godimento è solo uno svago, uno sfogo, tanto per sentirti maschio e poter dire ho fatto l’amore con una donna…”
“E le ragazze del tuo paese non fanno l’amore?”
“Quasi mai! Qualcuna lo fa e viene additata a vita come puttana.”
“Quello che stai dicendo fa schifo…”
“È assurdo, ma è così.”
“E voi uomini cosa fate per aiutarle?”
“Niente…”
“Niente? Neanche voi compagni?” domandò con rabbia.
“Diciamo che una certa cultura contagia anche noi…”
“Anche tu!” esclamò adirata.
“No! Io non sono d’accordo, ma a dirti la verità non ho la forza e il coraggio di fare niente…”
“Sei un rivoluzionario a parole e merda nei fatti!”

“Perché non mollate tutto e lasciate che le masse maturino e facciano da soli la rivoluzione?”
“Non è possibile. Noi sì che saremmo dei traditori: troppi scritti, troppa teoria abbiamo fatto, troppe azioni politiche abbiamo portato avanti. Se noi abbandonassimo tutto, le masse si che si sentirebbero tradite per l’ennesima volta. Andremo avanti fino in fondo, la sconfitta o la vittoria, ma la fuga mai…”
“Io non scappo e non mi arrendo” – aggiunse Cosimo – “continuerò la lotta di classe come l’ho sempre pensata, insieme alla masse, nella legalità!”
“La legalità. Che ridere! No, caro compagno, sarà anche fra cento anni ma la via per prendere il potere è una sola: la lotta armata. Stai tranquillo, è storicamente provato e sarà sempre così. La legalità per i padroni esiste solo fino a quando il loro dominio non è messo in discussione…”
A quel punto la conversazione terminò.
Felicina abbracciò Cosimo e gli disse: “Addio, forse non ci rivedremo più…”.

Recensioni

Claudio C., Bologna, 01 settembre 2012
Mi sembra un libro molto bello, mi ricorda anni lontani che avevano atmosfere che non ho mai più vissuto… semplicente grazie all’autore, non vedo l’ora di leggerlo…
Carlotta L., Napoli, 03 settembre 2012
Non so niente di quel periodo, spero mi faccia conoscere cose importanti.

Antonio Mauro

è nato a Bova Marina (RC) il 3 maggio 1944.
Di famiglia proletaria, frequenta fin da ragazzo la Camera del Lavoro e si iscrive alla Federazione giovanile socialista. Dopo l’ingresso del PSI nel governo (1963), Mauro passa alla FGCI.
Nel frattempo emigra nel Nord Italia per lavoro; tornerà in Calabria molti anni dopo.
Dal 1973 al 1976 ha diretto la Camera del Lavoro della sua cittadina. Nel 1988 è stato eletto consigliere comunale, occupandosi soprattutto di ambiente.
In quegli anni inizia a scrivere, ricostruendo nei suoi libri – con una prosa asciutta ed efficace – l’ambiente umano, le condizioni e le speranze che hanno animato nel dopoguerra il mondo contadino meridionale e le lotte operaie e sociali a Milano. Situazioni conosciute per esperienza diretta.