Abbiamo fatto trenta

L-Abbiamo fatto trenta

Pagine: 35
Prezzo di copertina:
7,00 euro
Collana: Poesie dell’acqua scritta
Formato: brossura
Dimensioni: A5 (15×21)
ISBN: 978-88-906391-9-7

Trenta poesie in viaggio nel quotidiano, in attesa di qualcosa e di presa d’atto che se ne può cavare poco.

Un giro – comunque – con una torcia elettrica in mano nell’istante e nella solitudine tranquilla, con la capacità antica e dimenticata di scorgere passi altrui dietro gli spigoli e i sentimenti. Situazioni che stupiscono ogni volta e che ogni volta cercano parole diverse per dirle. Parole da cercare con il lanternino. Altro che torcia elettrica, che abbaglia.

Gli oggetti lasciati, i gemiti della notte, un livido nascosto da più di una bugia. Questo poeta è un poeta del coraggio, ma è ancora seduto – è lì da secoli – vicino alla prima domanda postagli molto prima chissà da chi, ammanettato dai suoi precisi crimini.

Così distante da lei che le ginocchia si premevano appena.

Per essere più felice dovrebbe solo stare più attento.

Estratto

Il bandito

Seduta tra cd impolverati,
sono arrivato tardi alla sua partenza;
Ti assicuro che volevo lavarti i piatti,
ho le chiavi di casa tua e
se hai paura dei ladri ti prometto che non voglio amore,
solo la tua voglia.
Rubo lucchetti e sono l’unico testimone.

 

Un sorso di specchio

Gustando
un’immagine sepolta tra lumini rossi,
donando
spine di tagli mai evidenti e superficiali.

Esce dall’angolo con un asciugamano inzuppato d’urina,
c’è troppa attesa agli angoli delle piazze;
il ritorno nella tenda degli omicidi è su una bicicletta nera,
il diluvio e lo stomaco si aprono meccanicamente.

Trema di caldo quando viene nella profumeria di carne,
cerca polpa da mordere e da non digerire;
il servizio è completo, niente ferro e plastica,
solo occhi di vetro che si sciolgono in pianti,
in saliva rossa donata come spine evidenti e mai superficiali.

Niente labbra e giochi viziosi,
solo parole e ancora urla,
solo urla e ancora ansima l’uomo di cristallo.

Esce come l’ultimo prezzo,
non puoi perdere l’occasione.

Bevendo la sua immagine superficiale e mai evidente,
e poi un ultimo pensiero,
ingoiandosi.

 

Serpenti in vetrina

Un riparo nel sonno,
confortati da abbracci agitati;
un tepore che piano riscalda parole fredde.

Mi dileguo nel sonno, strisciando
nel suono di una brace accesa, spenta nella pozzanghera,
mentre ci coccoliamo con caffè e tabacco;
nessuna certezza, solo promesse.

Se chiudo le labbra sento ancora la sensazione del bacio,
cosa ha in testa la mia mente?!
Distrazione,
litighiamo per questo,
sul trono i litigi tra scaffali di vetro.

Premature bisce in giardini idilliaci,
non c’è concretezza e realta’
se non nella nostra esposizione in vetrina.

Francesco Bittasi

scrive romanzi, scrive racconti. Scrive poesie.
Scrive spettacoli per il teatro, luogo dove è anche regista.
Con le parole sa giocare, distrugge e costruisce, crea interferenze sulla stanca linea del reale.
Le sue parole ti sgambettano mentre guardi dove metti i piedi.
Vive a Milano, vi è nato nel novembre 1980.
Lavora, paga un mutuo, si informa su come aggiustare il mondo.