Moderna Rosa

L-Moderna rosa

Pagine: 80
Prezzo di copertina:
10,00 euro
Collana: Oxumarê
Formato: brossura
Dimensioni: A5 (15×21)
ISBN: 978-88-98914-12-8

Racconto e incanto dove Moderna, una rosa di nuova generazione nata da innesti e ibridazioni, intraprende un viaggio onirico che ripercorra la storia della sua vita e quella delle sue antenate, attraverso le leggende sullo splendore di antichi giardini.

È consapevole di vivere in un mondo che ha perso l’antica e rassicurante protezione della natura, ma fida nel lascito di bellezza e saggezza ereditato dalle rose prima di lei.
Nella ricerca della sua cultura originaria – e di una educazione sentimentale di cui avverte il desiderio – è accompagnata dall’ape romana Ronzante e da Dioica, un morbido ramo di ortica.
Il viaggio di Moderna si dipana tramite la vita delle rose narrata dagli scrittori, rappresentata nelle icone dei grandi artisti, immortalata nei versi dei grandi poeti. Nozioni e sensazioni riemergono nel suo intimo.
Odori, profumi, ronzii, colori, incertezze, risate, dolenti silenzi la portano a riflessioni sull’arte, la natura, la vita.

Con emotiva leggerezza, solide conoscenze botaniche, artistiche e letterarie sono in umile, festoso, spinoso ascolto della vita delle rose e delle api.

Booktrailer

Estratto

Il nome Rosa è inscritto come assai noto nelle antiche classificazioni panitaliana e paneuropea. Il grande Plinio lo registra nella sua Naturalis Historia, e anche Anacreonte, Aristotele, Platone sono noti studiosi ed ammiratori della Rosa.

Io, Moderna, registro Rosa come antico nome derivato da Rhodi, ossia l’Isola delle Rose. Rosa è nome censito in tutto il mondo, e come attestano glossari delle antiche lingue (laboriosamente da me individuati) è toponimo registrato ab antico in atti di anni lontanissimi. Questa famiglia, nata nelle regioni temperate dell’emisfero boreale durante l’Eocene, come attestano reperti fossili rinvenuti, si diramò in tutto il mondo e solamente compiendo un’accurata ricerca genealogica si potrà avere la precisa disamina dei suoi vari rami e rinvenire negli archivi competenti la progenitrice della stirpe e la sua numerosa discendenza.

Portano nel piccolo corpo un cuore gentile

Intenta a filosofeggiare, non mi accorgo che mi scappa un po’ di profumo, poco, ma quanto basta ad allertare la bionda amica di Aristeo. Mille e mille lucenti sfaccettati diamanti fissano i miei petali: sono gli occhi di questa vergine operaia che non dimentica il suo dovere. Ho fatto una cosa avventata. Il profumo è un’esca per il suo passato, ed eccola, inebriata di ricordi, vuole tornare là dove l’ho incontrata. Anche lei come il poeta: «Quando rammento la notte che lasciai tante cose a me care, ancora oggi scorre dai miei occhi una lacrima»

«L’ape è, prima di tutto e ancor più della formica, una creatura di massa. Non può vivere che nel mucchio. Quando esce dall’alveare, talmente stipato che deve farsi largo forando a colpi di testa la muraglia vivente che la circonda, essa abbandona l’elemento che le è proprio. Si tuffa momentaneamente nello spazio fiorito, come il nuotatore si tuffa nell’oceano ricco di perle; ma, pena la morte, deve ad intervalli regolari, tornare a respirare la moltitudine, come il nuotatore torna a respirare l’aria. Isolata, pur fornita di abbondanti viveri e con la temperatura più favorevole, essa muore in pochi giorni, non di fame o freddo, ma di solitudine. La folla, la città, le forniscono un nutrimento invisibile, indispensabile quanto il miele».

A passo di granchio nel tempo

Avrei dovuto tenere un diario, come i viaggiatori che d’Oltralpe scendevano in Italia. Sono quasi arrivata alla Francia del XX secolo, e devo ricorrere alla mia memoria per descrivere il mio viaggio per l’Italia dell’inizio del Terzo Millennio. La mia bionda compagna è tornata a inebriarsi di quel corpo unico che sono le api. A Fiesole mi ha consegnato a una sua collega toscana. Poi, immergendosi dentro i miei petali, ha sussurrato un addio struggente: io e lei sappiamo che non ci incontreremo mai più.

La mia nuova Ronzante fiesolana con tutto il suo orgoglio toscano mi ricorda le mie parenti lasciate a Rosateca, forse perché anche lei ha un lieve difetto di pronuncia: ingoia le “c”. Forse perché, come loro, è piena di boria per le sue nobili origini.

 

Così, affascinata dai suoi discorsi sul Dolce Stil Novo, su Dante, su Michelangelo, sulla Primavera di Botticelli, sul Rinascimento Toscano ecc., sto quasi perdendo il senso, lo scopo di questo mio viaggio.

«Al tuo ritorno facci sapere se durante il tuo pellegrinare hai incontrato nuove parenti, nuove rose degne di questo nome», mi hanno raccomandato le mie anziane, là a Rosateca. È proprio in Toscana che in questo secolo sono nate alcune mie belle, ma veramente belle, parenti, tutte rose moderne, anzi, modernissime.

La mia nuova “scudiera” non vuol essere chiamata Ronzante: «Chiamami Mellifera, è questo il mio nome, così mi ha battezzata Linneo». Una fragorosa risata scuote tutti i miei pistilli: è Dioica, l’umile mia compagna urticante. «Ma t’immagini se, davanti a un pericolo, la rosa ti chiamasse Mellifera? Quale paura potrebbe incutere il tuo nome, così sdolcinato? Ti chiami anche domestica, gregaria, cerifera».

Recensioni

Clelia Lanucara

nasce a Reggio Calabria il 12 giugno 1940.
La sua formazione umanistica comprende studi di Pedagogia, Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti, teologia, paramedica per disabili; con interessi via via più forti verso l’estetica, la filosofia, la letteratura.
Opera in istituti per disabili, dove crea una scuola di ceramica a supporto dello sviluppo motorio dei bambini; dedica molti anni con la Croce Rossa presso ospedali civili e militari.

Dal 1970 al 1980 dirige due gallerie d’arte, frequentate tra gli altri da Renato Guttuso, Giorgio De Chirico, Dorazio, Fabio Mauri, Carlo Carrà. Scrive per riviste del settore, realizza cataloghi di mostre e volumi su singoli artisti.
Oltre alle arti figurative, la sua curiosità è rivolta a nuove forme di espressione: Body Art ed eventi happening, con performer di alto livello. Fa anche da talent scout per giovani artisti, molti dei quali sono oggi conosciuti in tutto il mondo.

Nel 1992 vuole sperimentare territori nuovi e apre un negozio di fiori in corso Garibaldi a Reggio Calabria, che fin dall’inaugurazione la stampa definisce un’astronave. Un’iniziativa che attira attenzione e richieste di allestimenti da molte parti d’Italia, fino a quelli per le visite alla città di Giovanni Paolo II e del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Come riconosciuto da esperti prestigiosi, Clelia non crea semplici allestimenti floreali o addobbi, ma vere e proprie installazioni.

Un percorso di immaginazione artistica di grande originalità, che prosegue oggi attraverso la riflessione e la scrittura.