Una donna e un uomo. Un appartamento, monolocale di lei nella Milano contemporanea, asettica e impenetrabile. Un annuncio sul giornale. Una telefonata e l’incontro. Lei sta traslocando: l’amore finisce oppure non finisce mai?
Un dilemma soggiace alla pièce teatrale. Due estranei si ritrovano per scrivere una lettera d’addio al reciproco partner, in quanto, da soli, non trovano “le parole per dirlo”. I due si interrogano, per capire cosa sia successo all’uno e all’altra. Prendono un tè. La scena è scandita da luci e ombre e dal passaggio di lei sugli scatoloni di casa, in cui sta collocando alla rinfusa gli oggetti, prima di andarsene. Cercano, entrambi, le parole, il linguaggio, accomunati da un “addio” che incalza, deve essere raccontato, sfogato, detto.
Come fare?
I due sono parte di un gioco, che pare spopoli, in cui due perfetti sconosciuti si incontrano per essere l’uno il ghostwriter dell’altra, perché “lasciarsi” non è mai una affare così semplice e scontato. I protagonisti della scena si criticano: lei afferma “ … dentro a questa rete per sfigati: due estranei che si aiutano a scrivere lettere d’addio. Siamo ridicoli, non trova?”.
Il dialogo è incalzante. Si “sente” la rabbia di lei, il sarcasmo imperante, cui fa da contrasto la calma quasi imperturbabile, inizialmente, dell’uomo, sconosciuta e improvvisata presenza nella stanza. A un certo punto la scoperta, l’avvicendarsi di lui che si svela e tutta la scena assume un senso chiaro, esplicito. L’incontro assume il suo vero volto, in un crescendo di scambi verbali crudi, a volte, molto diretti.
Una storia giunge al capolinea, lo si percepisce, ma gli anni passati assieme, i giorni, i ricordi, le resistenze “dell’amore che fu” prendono il sopravvento e trattengono dal dire e dal fare. Il tema diventa allora “come dirlo’”: e se fosse un estraneo a trovare spiegazioni al posto nostro, a sostituirsi a noi nell’ammettere all’altro o all’altra che è tutto finito? Ci toglierebbe un peso enorme, forse, dandoci la possibilità di “non metterci la faccia”, mentre tagliamo i ponti di un legame che, tutto sommato, ci è rimasto dentro, conficcato nel cuore, ma allo stesso tempo si spinge altrove. Ci si accusa di non essere stati sinceri e allora come fidarsi nel momento dei “saluti e a mai più?” I due personaggi vivono una situazione che ci è comune: quanti di noi hanno subìto o causato la fine di una storia d’amore? Come ci siamo sentiti nella parte di chi ha dovuto lasciare o in quella di chi è stato abbandonato?
Avremmo voluto che qualcun altro al nostro posto dicesse quelle parole, prendesse quella decisione? Ci saremmo sentiti meglio o peggio? In questo dialogo, tutto poi si estremizza e appare la fragilità dell’interprete maschile che sceglie un proprio metodo, incapace di argomentare e di costruire vie razionali e dignitose per “perdere”. La crisi della coppia è quanto mai attuale: motivi sociologici, personali, professionali, psicologici stanno alla base di un legame che finisce. Come gestirne le conseguenze? L’autrice sceglie una modalità che lascia il lettore con il fiato sospeso fino alla fine: lo stile è semplice, schietto, sintetico, immediato. Il ritmo è veloce, trasporta il lettore da una sequenza all’altra, favorendo l’immedesimazione. I personaggi sembrano prendere forma, dalle descrizioni del verbale e del non verbale di tanto in tanto accennate. Sono entrambi “uno di noi”.
La descrizione di luci e ombre sul palcoscenico, effettuata con maestria dall’autrice Dalle Vedove, diplomata in Sceneggiatura ed esperta di lungometraggi, catapulta il lettore sulla scena. Un testo attuale, sempre valido, un faro puntato su “fatti di vita quotidiana”, ben dipanato tra un ciò che “sembra” a un ciò che “è” finale. Un’improvvisazione nella più ordinaria delle vicende umane: l’amore con le sue due facce, globalità e rapimento da un lato e, dall’altro, odio e vuoto che lascia quasi senza scampo. L’amore che estremizza e sfida l’Ego in una battaglia non sempre dagli esiti attesi.
(recensione di Maria Cristina Caccia)
Nadia Dalle Vedove, “Estranei”, collana THEATRIKA, Edizioni del Gattaccio, Milano,
2015, pp. 101. Libro euro 14,00; e-book euro 4,20.