Oggi divoro migliaia di pagine di narrativa ogni anno, una quota minore di varia saggistica, poesia il giusto. Ma quando è iniziato tutto questo? Come? Perché? Possiamo raccontare come noi – lettori assoluti – abbiamo avuto una parte della vita antecedente il primo libro che abbiamo letto?
Io ho iniziato a leggere e scrivere da solo a quattro anni, seguendo la trasmissione televisiva “Non è mai troppo tardi”, una delle cose migliori mai fatte dalla tv italiana, a beneficio dei molti analfabeti ancora presenti. I motivi erano tre: non avevo più voglia di attendere la sera prima di dormire che mamma o papà mi leggessero le favole; ero curiosissimo di sapere cosa ci fosse scritto sui giornali e le riviste che giravano per casa; il maestro Manzi, che conduceva la trasmissione, era un adulto simpatico e che trasmetteva calma e sorriso oltre che un sapere fondamentale.
Una volta impadronitomi delle parole leggevo tutto quello che trovavo. Di narrativa quasi non ce n’era e non mi interessava. “Domenica del Corriere” e “Corriere della sera”, molto. Un’enciclopedia, la mia lettura preferita perché divisa per argomenti e a capitoli abbastanza brevi e intervallati da foto e grafici.
Durante le elementari – inutile dire che in prima mi sono scocciato molto, sapendo già leggere – ero in seconda o in terza che ho visto in cantina un vecchio libro di mia madre, una storia di Roma… di quelle molto narrate, con le vicende epiche di individui come Annibale, Scipione, Attilio Regolo, Brenno e Camillo… era narrativa pura, l’avrò letto una decina di volte.
Naturalmente molti fumetti. A parte i classici Topolino e Tiramolla, ogni tanto mi regalavano libricini di una strana serie: classici per ragazzi ridotti a fumetti. In questo modo mi sono appassionato a grandi storie, apprezzando quindi la trama ma non avendo esperienza dello stile… “I ragazzi della via Pal” (tremendo), “Dalla Terra alla luna” (un sogno) e “L’isola del tesoro” (bellissimo) erano i miei preferiti.
La mia frequentazione dell’oratorio mi porta a leggere il Vangelo e alcune storie della Bibbia, ma mi ci accostavo in modo devoto e rispettoso, non riuscivo a farmeli passare per narrazioni da gustare, c’erano troppe altre cose dietro. E troppe domande: è scemo, Abramo, ad accettare di sacrificare Isacco? Come potevano Adamo ed Eva accettare di stare in posto noioso come il Paradiso Terrestre? Gesù non poteva scappare e non farsi più trovare, altro che andare in croce per gli altri?
In quinta elementare ho letto il primo romanzo della mia vita. Ero allenzuolato con febbre e influenza, finiti tutti i fumetti a disposizione, la “Domenica del Corriere” della settimana la stava leggendo ancora mio padre. Scovo un libretto nello scaffale sotto l’enciclopedia… “Il fiore delle perle”, di Emilio Salgari… una storia tra Cina e Indocina, barconi lungo un fiume, riso a colazione e pranzo e cena (tanto che la sera ho faticato a ingollarmi il mio riso in bianco, non ne potevo già più…). Un libro che mi sono bevuto in un giorno, con l’intensa sensazione di avere scoperto qualcosa di grande: si poteva raccontare una storia solo con delle parole; era bello appassionarsi alla trama; era bello godersi la scrittura e lo stile di un particolare scrittore.
Stranamente, tra quel primo romanzo e il secondo sono passati più di otto anni. Nel mezzo tanta saggistica storica, politica, filosofica… ma narrativa sempre rimandata. Fino a che, al primo anno di Università, ho ripreso in mano il filo lanciatomi anni addietro da Salgari… “Un amore di Swann”, Marcel Proust, scelto del tutto a caso in una libreria. Da allora, le serate senza un romanzo sono state davvero poche.
Sono tornata indietro di tanti, ma tanti anni…! Il maestro Manzi, come scordarlo. Non ricordo il mio primo libro, forse delle favole ma ricordo perfettamente le letture estive durante le elementari e le medie: storie troppo impegnative per una bambina che avrebbe fatto meglio a leggere tutt’altro. Qualche titolo: “Cani perduti senza collare”, “Il sole di Hiroshima”, (da tagliarsi le vene…) e tanto Pirandello negli anni del liceo. Alla maturità scientifica ho discusso del teatro di George Bernard Shaw, in inglese…of course
Anch’io! Anch’io ho imparato a leggere e a scrivere da sola a circa 4 anni con “Non è mai troppo tardi”. Anch’io da allora non ho più smesso. Fa piacere ritrovare qui per caso uno che ha fatto a suo tempo esattamente la stessa cosa (strana) che hai fatto tu… 😉
Che bello poter tornare indietro con la mente, alla nostra prima lettura. Il mio primissimo libro (anzi erano tre libri in un cofanetto) è stata la Bibbia dei Piccoli, coloratissima, stampata su carta pergamena, ricordo ancora il suo odore, era come se gli stessi colori e figure della Bibbia si animassero, sfogliando le pagine una dopo l’altra! E’ così che ho imparato i primi argomenti della Bibbia. Io sono nata in mezzo ai libri, li ho sempre visti ovunque, in ogni casa della mia famiglia e soprattutto in casa mia, ne ero sommersa. Ogni sera vedevo mio padre ritornare a casa con una pacchetto diverso che poteva contenere dai due ai quattro libri, oppure lo ricordo con in mano una pila di una decina di libri antichi ordinatamente legati da una cordicella… come potevo non appassionarmi alla lettura! Mi hanno cresciuta insegnandomi che leggere è “capire”, “immaginare”, “sognare” e soprattutto “crescere”… e così da quel giorno in avanti( e tutto ciò risale press’a poco all’età di 6 anni), non ho più fatto a meno di leggere, ovunque mi trovassi, completamente rapita dalle storie e dai romanzi che leggevo, fino a meritarmi il soprannome di “Giacomina” ( riferito al nostro grande Leopardi!).
Quando leggevo dimenticavo tutto, persino di giocare con le bambole, perché il vero gioco per me era tutto lì, nel contenuto di quelle pagine che mi permettevano di volare con la fantasia e mi facevano sentire leggera leggera.
Leggere che goduria infinita!
Il mio primo libro fu il dizionario Zanichelli, con figure in bianco e nero, che leggevo come se fosse un tesoro raro, ed ero piccola ancora, andavo alle elementari. Poi a 10 anni la maestra mi regalò “un cuore semplice” di un certo Falubert, che io non sapevo ancora chi fosse, e lo lessi d’un fiato. Da lì la mia ricerca perenne iniziò dalla piccola biblioteca del mio paese ( Vigata) fino alla British Library di Londra. Scoprii Poe, Forster, Mann, Hesse, Svevo, Moravia, Pirandello,Plath, Wilde,….i classici disdegnati dai miei compagni di classe mi tenevano compagnia come dei migliori amici che avrei voluto tanto conoscere ma che non avrei mai potuto conoscere. Ognuno di loro segnò il mio cammino, ognuno di loro mi diede delle emozioni e sensazioni indescrivibili. Passavo il Natale con Montale e la Pasqua con Joyce, andavo al mare con la Warthon e in montagna con la Woolf…..me li portavo appresso dovunque i miei amici fedeli. Parlavano al mio cuore ed io rispondevo con tanto entusiasmo iniziando a scrivere delle cose mie, ma mai copiando nessuno di loro, perchè di essi avevo troppo rispetto. Adesso continuo la ricerca nella biblioteca di questo paese ( Vittorio veneto) e scopro sempre qualche libro messo in fondo, qualche libro inviolato, che apro respirando la polvere, come se continuassi a scoprire tesori inestimabili 🙂