Il più delle volte, nel futuro convenzionale non butta molto bene: disastri atomici, guerre tecno, mostri e ibridi da biologia profonda, gentaccia tatuata con in mano mitra enormi a raggi beta-zeta-laser. Esigenze più da cinema di cassetta che non da letteratura vera.
Questo romanzo di Paolo Pasi va molto più sul sottile, perché parte dal presupposto che ciò che saremo lo stiamo costruendo già oggi, senza necessariamente trovare il peggio del peggio a tutti i costi. Magari anche di più…
Nel futuro di “Memorie di un sognatore abusivo” (ed. Spartaco) lo Stato ha bisogno di soldi…
Ormai dispone di ogni mezzo di persuasione per farsi pagare da tutti quanti, ma il problema è che ormai è già tutto tassato, dalle case alle automobili, dalle carriere professionali alla posta elettronica. Dove andare a raccattare denaro per evitare il default?
Se la vita reale è già sottoposta a tassazione, pensa però che campo sterminato di reddito può essere quella irreale, quella che attraversiamo di notte, quella dove si dorme ma non si è certo assenti. Una grande e generalizzata tassa sui sogni, con l’obbligo di connettersi a sensori prima di addormentarsi… sogni ad aliquota diversa, naturalmente.
Per sfuggire a tutto ciò il protagonista – depresso, lasciato dalla compagna, ormai a secco nel conto in banca per la sua attività onirica – pare avere davanti a sé un’unica strada: non dormire. Ma altri si oppongono in altro modo, e l’esito della lotta resta incerto fino alla fine.
E anche dopo: chi ha vinto davvero, dopo la battaglia per il sogno esentasse?
Dietro una storia apparentemente semplice, Paolo Pasi ci propone un viaggio e un’analisi della società, dei rapporti umani, delle psicologie in bilico di ognuno. Di ciò che uno può aspettarsi dicendo finalmente di no. Del coltello a doppio taglio che pare avere ogni azione umana. Della stratificazione del potere politico, economico, culturale all’interno della nostra stessa mente e nei nostri stessi desideri. Delle forme mutevoli dell’opposizione.
La minuziosa attenzione e la grande scorrevolezza del racconto ci presentano le mille piccole tecnologie che il quotidiano conterrà, ma anche la complessità dell’animo umano, dove libertà e dignità riescono a farsi spazio anche dove tutti sembrano mere rondelle del sistema.
Tra l’altro: se si immagina che nel futuro lo Stato abbia bisogno disperato di entrate tanto da tassarci la notte… meglio non dirlo troppo in giro, oggi come oggi…