Pagine: 115
Prezzo di copertina:
12,00 euro
Collana: Racconti di sport
Formato: brossura
Dimensioni: A5 (15×21)
ISBN: 978-88-98914-14-6
Il libro prende lo spunto da un fatto ormai tranquillo da anni per chi segue il calcio: i numeri sulle maglie non corrispondono ai ruoli. Per ragioni commerciali e televisive, ma anche perché i ruoli stessi sul campo sono cambiati radicalmente.
Un tempo – quello con le mattine di persona su campi sdruccioli e i pomeriggi con la radiolina attaccata all’orecchio – lo stopper affiancava il libero, la mezz’ala sinistra faceva il regista e il centravanti i gol.
Ma oggi: il terzino (transustanziatosi in laterale) è un difensore o un centrocampista?
Il centravanti (ops, la prima punta… alla Hidegkuti o falso nueve?) punta la rete o deve fare da sponda per l’inserimento degli interni (ex mezze ali)?
E si approfondisce e si racconta – con dovizia di particolari e di ricordi che ancora emozionano – andando anche più in là: alle radici dell’evoluzione degli undici, interrogando numi tutelari come Herbert Chapman, Alfredo Foni, Karl Rappan.
Una sola cosa resta fuori discussione: la profonda archetipicità degli undici, ciascuno con un ruolo e ciascuno con il suo posto preciso anche se diverso nel tempo.
Undici che diano vita a un collettivo: l’unica dimensione che – dal calcio di un tempo – possa di nuovo superare l’individualismo mediatizzato di oggi e rifondare un calcio e una società possibili.
Estratto
Il calcio da uno a undici segna un’epoca di scelte impegnative per gli allenatori, senza possibilità di cambi durante la partita. La difficoltà nella scelta dei giocatori riguarda non solo l’assegnazione delle maglie ma anche la valutazione delle condizioni e della tenuta fisica.
Non a caso si rimprovera a Edmondo Fabbri di non avere voluto a rinunciare, nella decisiva Corea del Nord – Italia al Campionato del Mondo del 1966, a un Bulgarelli in precarie condizioni, che infatti al 35’ del primo tempo si infortuna al ginocchio, e neppure può rimanere in campo come zoppo all’ala, figura tipica dei tempi.
L’introduzione della possibilità di operare delle sostituzioni di giocatori durante la gara sarà progressiva: uno, con il numero 13, nel 1968; due con i numeri 13 e 14, nel 1980. Infine tre, di cui dapprima uno il portiere, poi senza limiti, a partire dal 1995, quando però, come abbiamo visto, vengono introdotti i numeri personalizzati di maglia.
Ma il vero salto di qualità arriva più di recente, all’inizio della stagione 2012-2013, quando l’International Football Association Board approva la modifica della Regola 3 del Gioco del Calcio (la F.I.G.C. ufficializza il recepimento con il comunicato n. 47/a del 23 agosto 2012):
“Numero di sostituzioni. In tutte le gare disputate in competizioni ufficiali sotto l’egida della FIFA, delle Confederazioni o delle Federazioni Nazionali, è consentita la sostituzione di non più di tre calciatori.
Il regolamento della competizione deve precisare il numero dei calciatori di riserva che è possibile inserire negli elenchi ufficiali di gara, da un minimo di tre a un massimo di dodici”.
La panchina può ospitare un’intera squadra di riserva, l’allenatore può scegliere per le sostituzioni in una rosa completa. Ma, paradossalmente, questa libertà impone la necessità di logiche stringenti nell’occupazione del campo, per mantenere il kosmos, che è la natura del calcio, e non rischiare il kaos.
Se poniamo a confronto due partite dei Campionati Mondiali, simili per effetti sulla competizione e sull’immaginario collettivo, scopriamo che – lo abbiamo accennato – in Corea del Nord – Italia 1-0 del 19 luglio 1966 la Nazionale diventa “caotica” con l’infortunio di Bulgarelli, che fa anche saltare la collocazione in campo di Mazzola (9) e Barison (11), senza che Fogli (6) riesca a lavorare il doppio a centrocampo.
Nella conferenza stampa che precede Costarica – Italia (1-0) del 20 giugno 2014, Cesare Prandelli dichiara “abbiamo studiato questa squadra molto ben organizzata … in un certo senso è la partita più temibile fra le tre del girone”.
Poi però mette in campo una squadra “caotica” che sempre più lo diventa con le sostituzioni.
Scrive Antonio Forina, commentando la partita su www.sportlive.it
“Prandelli schiera un centrocampo fitto come e più di quello dei nostri dirimpettai, forse nella speranza di trarre beneficio dalla confusione generale. Un po’ il principio che Oronzo Canà cercava di esporre nel magnificare ai suoi le virtù del 5-5-5”.
Forse ingeneroso ma ghiotto il paragone con l’allenatore nel pallone Lino Banfi.Il caos è dato dai giocatori senza numero e ruolo da uno a undici: all’inizio De Rossi, Marchisio, Motta, oltre a Balotelli, che sarebbe centravanti senonché si mette a vagare per il campo, senza che gli facciano effetto i blandi richiami che il C.T. gli rivolge durante il primo tempo. Nella ripresa, irredimibile Balotelli, entrano i senza numero e ruolo Insigne, Cassano e Cerci.
Ecco fatto.
Recensioni
Giuseppe Battarino
Nato a Lugano il 12 maggio 1959, è magistrato, scrittore e saggista.
Dopo la laurea in Giurisprudenza ha lavorato in un’azienda di telecomunicazioni, e al Comune di Como come dirigente dell’organizzazione.
Ha svolto dal 1992 le sue funzioni professionali di magistrato in Lombardia e in Calabria, come giudice penale e pubblico ministero; da ultimo è stato Coordinatore dell’Ufficio Gip del Tribunale di Varese prima di passare (gennaio 2015), a collaborare con la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo illecito dei rifiuti e gli illeciti ambientali.
Dal 2005 al 2011 ha insegnato Diritto penitenziario e Diritto processuale penale nell´Università dell´Insubria; ha al suo attivo oltre trenta pubblicazioni in materia giuridica. Collabora stabilmente con il quotidiano “La Provincia di Como”. Nel 2007 ha pubblicato la raccolta di saggi “Il confine lieve. Scritti dall’Insubria” (Nodo Libri, Como).
Nel 2009 ha esordito nella narrativa con il romanzo “Sentieri invisibili” (Todaro Editore), finalista al Premio Falerno. Ha poi pubblicato i racconti “Sotto le campane”, “Fuoco nel cielo” e “Dagli occhi” (da cui è tratto l’omonimo lavoro teatrale); “Nonostante”, nella raccolta “Omicidio al ristorante”; “Una città non più murata”, in “Como si racconta”. È coautore della pièce teatrale “Virginia” e della lettura scenica “Non è ammessa”.
Nel 2011 è uscito il romanzo d’investigazione “Le inutili precauzioni” (Todaro Editore). Nel 2012 è stato insignito del premio “Città di Luino”. Di prossima uscita: “Tempo della giustizia” (Nodo Libri, Como).
Vanta due presenze nella Nazionale Italiana Magistrati.