Per qualche strana ragione io piacevo

Pinketts - COPERTINA

Pagine: 220
Prezzo di copertina:
15,00 euro
Collana: Narrative
Formato: brossura
Dimensioni: A5 (15×21)
ISBN: 978-88-98914-68-5
Curatore: Luciano Sartirana

Andrea G. Pinketts, metabiografia di un Maestro

Modello, istruttore di kendo, copywriter, paroliere.
Sceriffo di Cattolica; non è il riverbero narcisistico del seppur ipertrofico io dello scrittore: nel 1992 l’allora sindaco di Cattolica, Gianfranco Micucci, ha realmente investito Pinketts del ruolo di detective per indagare sulle infiltrazioni camorristiche nella riviera romagnola.
Opinionista (più che altro terrorista) televisivo e giornalista investigativo… nelle sue inchieste per Esquire e Panorama ha vestito i panni di barbone presso la Stazione Centrale di Milano. Pornoattore, rockstar satanista.
Andrea G. Pinketts, uno scrittore vitalista. Milanese. Con noi dal  12 agosto 1961 al 20 dicembre 2018.
Questo è il primo libro che lo racconta nel profondo delle sue parole, delle sue storie, dei suoi personaggi, della sua città.

Estratto

“Io scrivo a mano mentre gli altri scrivono con i piedi. Io scrivo a mano perché una mano lava l’altra e le mie sono sporche d’inchiostro. Io scrivo a penna perché le sensazioni vibrano attraverso un mezzo quasi da rabdomante. Io scrivo a penna e in stampatello per stampare in faccia al popolo bue la verità delle vacche sacre. Io scrivo a mano perché scrivere equivale a pugnare, a pugnalare il resto che non mi appartiene.”

Una stilografica, un foglio bianco di quadernone, una birra (con variante cuba libre) e  un sigaro, questi gli strumenti di scrittura di Andrea G. Pinketts, questi gli attrezzi del mestiere, rigorosamente disposti sul tavolino di un bar, unico ufficio possibile, luogo di elezione per il suo personale rituale compositivo. Ogni nuovo romanzo cominciato il primo novembre, e i suoi fogli, figli di una ispirazione notturna e alcolica, prima di arrivare in casa editrice passavano tra le mani di antiche fan, le battilografe, pronte a trasferire al pc quel groviglio di parole inchiostrate.

[…]

Andrea G. Pinketts è uno scrittore vitalista. Milanese, classe 1961,  è uno scrittore laureato, sì, ma alla scuola della vita.
I suoi racconti e romanzi noir prendono le mosse proprio dall’esplorazione del nero delle notti milanesi, dalla ricerca, dalla curiosità, dall’esuberante slancio del giornalista investigativo che diventa scrittore per fingere, per dipingere una realtà che entra nella carta, ma prende la vividezza e i colori del grottesco, dell’assurdo, dello straordinario, meglio ancora, dell’extra-ordinario.

Sul blog dello scrittore milanese Franz Krauspenhaar in merito a Pinketts si legge: “Fa finta di non conoscere il significato della parola moderazione se messa in relazione alla sua parola preferita: io. È un incontinente. Non ha il vizio dell’eccesso, ne ha proprio le stigmate (…). È un incontinente nella manifestazione di sé, invasa da un autoironico narcisismo. Esso si mitiga, ma non si annacqua, nel suo disincanto (…). Egli è un dottor Jekyll che, dopo un’operazione di chirurgia estetica definitiva, un autoritratto con bisturi, è diventato mister Hyde senza possibilità di rientrare nei panni estetici originari. (…) Pinketts vive per scrivere, e scrive per vivere per poi poterne scrivere”.
Nessun ufficio, nessuna torre d’avorio, nessun ritiro solitario, Pinketts si definisce scrittore da bar , sostiene di preferire i luoghi affollati dove sentire la musica della vita, la musica della gente, perché il coraggio sta nella capacità di astrazione totale, proprio in un luogo del genere, e nella capacità di captare tutto ciò che gira intorno e che inevitabilmente entra nella pagina, è in quell’humus che nascono le sue storie, assorbendone  la vitalità e aprendo le porte della fantasia alla realtà, una realtà che si prende gioco del realismo e si popola di nani, ballerine, freaks, serial killer e di «tutto quanto la sua pupilla onnivora riesce a imprimere al primo piano del Trottoir»[6] locale milanese, ritrovo di “menestrelli, balordi e belle donne”.

Il mio ufficio è il bar le Trottoir (…). Ho bisogno dei rumori della città, della vita, delle persone, anche quando mi disturbano: sono una fonte di ispirazione. Uno scrittore è un po’ un vampiro, per vampirizzare deve esserci del sangue. Senza sangue, nel silenzio più totale non vampirizzi nulla.[7]
Il Trottoir. È proprio qui che lo scrittore-vampiro morde la vita al collo, in tutte le sue manifestazioni, con le sue verità nascoste e con le sue ostentate menzogne. Questo locale una volta era un casino. Fino a poco tempo fa era a Brera, ora nella nuova sede di piazza XXIV Maggio vi è persino la Sala Pinketts, a lui dedicata, le cui pareti sono state dipinte dal pittore francese Jean Charles Metiase, a rievocare i personaggi dei sui racconti: un mondo reso vivo da un linguaggio vivo, ma circondato da ombre lunghe e inquiete, ombreggiato con il carboncino del disagio, dell’emarginazione e finanche della morte.
«Due leggende metropolitane, Pinketts e il Trottoir, che non chiudono mai. Aperte 24 ore su 24. Popolate da facce poco raccomandabili. Tutta materia che parte dal bancone del Trottoir e finisce nei romanzi di Pinketts».[8]

[…]

“Io scrivo prevalentemente di pomeriggio, dal pomeriggio tardo possibilmente, fino a che non arrivo a un tempo morto; quando arrivo a un tempo morto capisco che se scrivessi qualcosa di successivo sarebbe appunto eccessivo e rovinerebbe l’armonia del discorso che sto, neanche portando avanti, che ho appena terminato di fare perché la differenza è quella tra una pausa e una battuta e quindi ci vuole la pausa quando arriva l’effetto, non puoi far seguire a un effetto immediatamente un altro effetto, quindi questa pausa è il momento in cui smetto temporaneamente di scrivere.
Inizio i miei racconti il primo novembre, perché il mio primo libro l’ho iniziato per caso il primo novembre, avevo già in mente il titolo e la storia ma non mi decidevo a scriverlo, allora mi son dato una data: siccome il protagonista si chiama Lazzaro Santandrea, siccome il primo novembre è il giorno dei santi, il due è il giorno dei morti, il protagonista si chiama Santandrea, nel libro ci sono dei morti, allora mi è sembrato il giorno giusto per iniziare il libro. Quando salto il primo novembre non scrivo nulla.” (dall’intervista dell’autrice ad Andrea G. Pinketts)

6] G. DOTTO, Scrittori eccentrici/ Andrea G. Pinketts. Sono il maledetto della porta accanto. Scrive gialli, scopre serial-killer e non si muove da Brera, in «Espresso Online», 9 agosto 2001, URL: http://www.sweetbaby.it/agp/articoli/08_2001_espressoonline.html (sito consultato il 10/06/2014).
[7] M. ORTI MANARA, Andrea G. Pinketts il marsigliese, in «What’s up magazine», 2006, URL: http://www.pinketts.com/page_30.html (sito consultato il 10/06/2014).
[8] G. DOTTO, Scrittori eccentrici: Andrea G. Pinketts, cit.

Rossella Marino

Nasce nel 1991 in una ridente cittadina del sud in riva a un’autostrada, Potenza.
Ha conseguito una laurea (primo round) e sta per conseguirne una seconda (secondo round).
Nella vita ha letto libri, studiato libri, studiato libri sui libri, venduto libri, catalogato libri, etichettato e spedito libri, corretto libri, impaginato libri; lavora momentaneamente per una fondazione che, per conto di una associazione, gestisce una manifestazione con al centro i libri. Rossella Marino ama le variazioni sul tema.
Questa è la sua prima pubblicazione.