Le uova degli angeli

L-Le uova degli angeli

Pagine: 145
Formato: e-book
Prezzo di download:
4,20 euro
Collana: Il nostro maggio
ISBN: 978-88-98914-00-5

Fiume Veneto, provincia di Pordenone, storia che inizia nel 1973.
Il sincerissimo racconto in prima persona di uno studente ci porta ad attraversare la vita di paese, l’impegno politico nei gruppi di base della nuova sinistra, la scuola, l’apprendistato dei sentimenti nell’incontro con ragazze molto più consapevoli di sé rispetto al passato, la ricerca di una propria identità nei contrasti con la famiglia, il lavoro saltuario nel tessuto produttivo delle piccole aziende della zona, la passione per la musica e il calcio.
Passando per momenti anche leggeri, ma soprattutto attraverso scelte ed eventi di fortissimo impatto emotivo ed esistenziale.

Gli anni ’70, per molta narrazione di superficie, sono stati anni turbolenti e accaduti soprattutto nelle grandi città: Bologna, Milano, Roma.
Poco è stato stranamente raccontato su altri due aspetti, quasi certamente i più importanti: la voglia attiva di cambiare le cose anche nei piccoli centri della vasta provincia italiana; la gioia rivoluzionaria e la festa di un grande progetto collettivo, che hanno formato migliaia di giovani alla socialità, alla politica del quotidiano e a una solida passione intellettuale.

Come ci ricorda Toni Carli nel suo blog:
“Ti hanno raccontato che gli anni Settanta sono stati “Gli anni di piombo”.
Ti hanno detto che quegli anni sono stati grigi e violenti.
Scrivono che i giovani di quegli anni hanno imparato dai cattivi maestri.
Ti hanno raccontato un sacco di bugie!
Quegli anni sono stati splendidi, unici.
Maree di giovani e di operai hanno riempito le strade e le piazze di tutto il mondo, con i loro dubbi, con le loro idee.
L’idea di un mondo migliore e libero.
Quegli anni hanno fatto tremare i potenti, ecco perché ancora oggi ne sporcano la memoria.
Questo libro racconta i ragazzi e le ragazze di quel periodo storico, le loro lotte e il loro stare insieme, racconta dei nostri primi amori, accende la musica di quegli anni, e tutto questo in un paese della bassa friulana, sotto l’ala ispiratrice del grande poeta friulano Pier Paolo Pasolini…”

Estratto

Pensavo a tutte quelle litigate nella sede del Collettivo sul contenuto da stampare sui volantini, dove i più incazzati se ne andavano sbattendo la porta; le idee camminavano veloci nelle nostre gambe e anche la diversa estrazione sociale degli stessi compagni poteva diventare un problema, le discussioni ci portavano a vedere come fosse vicina la Rivoluzione e quanto fossimo piccoli borghesi per farla. Non facevamo sconti a nessuno, la lotta per la libertà andava bene, la libertà un po’ meno, il dibattito volava sempre alto, messo a verbale sotto porcherie di posacenere colmi di cicche, filtri e fiammiferi bruciati.

“Vedi figliolo, tutti questi boschi, queste rive erbose, questi canneti, questo fiume, tutto qui è molto bello e tranquillo. Ma tu crescerai e tutto questo non ti sembrerà più così bello, cambieranno i tuoi gusti e le tue idee, avrai altro da fare e ti piaceranno altre cose, crescendo tutto questo lo dimenticherai in fretta…”
Mi oscurai subito in volto. Io non volevo cambiare, stavo bene così, sono felice nonno, perché mi dici questo, ero angosciato dalla paura di cambiare e mi spaventava l’idea di cambiare per diventare non so nemmeno io cosa…

“Dobbiamo costruire un ponte tra scuola e lavoro, tra impresa e società, dobbiamo lottare affinché anche gli operai possano accedere alla cultura”.
A pensarci bene, non era un’idea malvagia. Nel ’68, l’università di massa la s’intravedeva appena e a capeggiare la ribellione erano per lo più figli di benestanti che venivano dal liceo, gente senza palle. Pasolini non era stato morbido con loro, facce di figli di papà, li aveva definiti, un po’ prepotenti e con lo stesso occhio cattivo dei padri.
Il mio amato poeta friulano stava con i poliziotti, veri figli della povertà, del proletariato, stava dalla parte di questi ragazzi in divisa che provenivano dalle lande desolate del Sud d’Italia e dalle periferie del Nord; stava con loro, diceva, nonostante fossero della parte sbagliata. Su certe questioni preferivo sorvolare (forse il passaggio dall’aria buona delle nostre campagne al vivere nella capitale gli aveva dato qualche problema), ma sulla cultura delle masse avevo certe mie idee ed ero completamente dalla parte del governo sovietico.
I russi avevano reso obbligatorio lo studio degli scacchi nelle scuole e tra gli operai, con 120 ore di teoria e 60 di pratica all’anno; se i nostri lavoratori volevano vincere col padronato, spedire questa misera realtà a farsi friggere e innescare la Rivoluzione, dovevano cominciare da lì, dagli scacchi!

Tra tutte le stupidaggini che mi vennero in mente, la faccia per niente sicura di uno che sa come finirà, e che finirà male, le risposi che il pomeriggio dovevo studiare perché il giorno dopo avevo il compito in classe di matematica. Una balla colossale, in realtà non vedevo l’ora che riaprisse il negozio per comprarmi l’ultimo disco dei Gong, “Angels Egg”, un disco che non avrei voluto perdere per tutto l’oro del mondo

Recensioni

Mauro Civai, esperto di arte e letteratura, Direttore del Museo civico di Siena, 13 gennaio 2013
Tra tanti concetti che riteniamo scontati e digeriti proprio da tutti, credo ci sia anche quello di “libertà”. Noi che non abbiamo conosciuto l’orrore del fascismo e della guerra, riteniamo probabilmente di sapere ogni cosa sulla libertà. Abbiamo ritrovato questa parola nei libri delle nostre scuole e in tutte le letture della nostra giovinezza. Nel suo nome abbiamo innalzato le nostre bandiere. Abbiamo urlato il suo nome nelle manifestazioni, invocandola soprattutto per tanti fratelli e compagni, donne e uomini di tutto il mondo, meno fortunati di noi proprio perché nelle loro terre questa parola è sconosciuta o calpestata.
Ma il concetto di libertà è meno banale di quello che si pensi e la sua interpretazione è maggiormente complessa, più sfaccettata di quanto sembri.
Era solo un sospetto quello che avevo, ma ne ho avuto piena consapevolezza appena ho letto “Le uova degli angeli”, la narrazione di Toni Carli. Scorrendo le sue pagine, serene e aspre allo stesso momento, e riconoscendovi una estrema lucidità, ho compreso quanto ancora mi sfuggiva.

NOI DONNE, mensile, 20 ottobre 2012

LIBRI E RECENSIONI, blog, 19 settembre 2012

Anna G., 01 luglio 2012
Volevo ringraziarvi per avermi fatto scoprire Toni Carli, per avermi permesso di ricordare attraverso le sue parole quello che la nostra generazione ha lasciato alle spalle: un bagaglio di ideali, di lotte, di emozioni, di ribellioni che ci siamo però portati appresso: forse ora sentimenti un po’ sopiti a sempre sull’orlo di esplodere all’occorrenza quando si tratta di difendere un ideale… e grazie per il ricordo di Pasolini, mio scrittore e uomo di pensiero libero preferito.

MESSAGGERO VENETO, quotidiano, 24 maggio 2012

Lara Del Duca, scrittrice (dal blog di Toni Carli), 13 maggio 2012

Lara D.D., 10 aprile 2012
E anche questa volta, sono costretta a dire: “Però!”.
Come è accaduto per gli altri due libri di Toni Carli, con “Le uova degli angeli”, la lettura si fa ingorda e la brama di masticar pagine diviene impellente.. questa notte, ahimé, dovrò arrendermi: mi mancano davvero ancora poche pagine, ma… la scrittura di Toni è così densa e allo stesso tempo, leggera, che non te ne accorgi… che la rilettura, più lenta, per buongustai, diviene d’obbligo!
Io non potrei mai scrivere le emozioni di cui narra il Toni… non appartengono al mio vissuto e ciononostante… mi colpiscono nel profondo, mi scuotono d’intensità e mi permettono di sognare, di dipingere e odorare la natura, le figure, le storie, gli umori del tempo di Toni: un tempo di verità irripetibile. Complimenti!

Riccardo B., 08 aprile 2012
Ho già i precedenti lavori di Toni Carli, sono molto curioso di leggera questa nuova opera, ho visitato il sito e le anteprime sono intriganti e coinvolgenti.

Emanuele P., 31 marzo 2012
Conosco Toni Carli e il suo editore Luciano Sartirana. Ho deciso di prendere 2 quote perché Carli è un autore che lascia il segno e racconta la generazioni dei magnifici anni ’70 come nessuno, mentre Sartirana è uno dei pochi coraggiosi e veri editori che punta sul talento affidandosi a volte anche all’istinto… per questo che meritano in tutti i modi di essere aiutati.

Stigliano, 29 marzo 2012
Siamo veramente curiosi di vedere cosa Toni avrà voluto raccontarci questa volta, quali emozioni avrà evocato, su quali fatti e particolari avrà puntato il suo obbiettivo… chi lo avrà fatto arrabbiare… insomma, Toni, aspettiamo di leggerti! Bello anche il sito.

Sofia A., 26 marzo 2012
Ad maiora… lo meriti!

Intervista da SCRITTORE VINCENTE, 2 marzo 2012

Toni Carli

nasce a Tripoli, ma a tre anni torna in Italia con la sua famiglia. Trascorre i successivi vent’anni a Fiume Veneto (PN), dove si diploma all’Istituto Tecnico per Geometri di Pordenone.
Dopo un breve passaggio nel trevigiano, a Preganziol (dove lavora in un’azienda biodinamica) e a Mogliano Veneto (diffonde jazz sulle frequenze di radio Astori, la radio dei Salesiani!), arriva in Toscana: nel verde delle colline senesi concretizza il sogno di vivere in campagna, lavorando la terra in piccole realtà comunitarie.
Il 27 maggio del 1986 un incidente in moto lo costringe su una sedia a rotelle.
Studia pianoforte e altri strumenti; attualmente svolge la sua attività alla “Fondazione Siena Jazz”, scuola di musica prestigiosa e nota anche all’estero.
È al suo terzo romanzo; ha anche scritto racconti e dialoghi teatrali e ha curato la regia di uno spettacolo multimediale dedicato a Chet Baker.